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Siamo liberi cittadini preoccupati della propria salute che, dopo l’ennesima richiesta del gestore della discarica più longeva d’Italia e una delle più grandi dell’Emilia Romagna finalizzata ad ampliare l’impianto, hanno deciso di attivarsi, mettendo in gioco le proprie risorse per vederci chiaro nella gestione del sito di smaltimento e per costruire, con fatica e impegno, un modello più sostenibile di gestione delle risorse comuni.
Non sentendoci rassicurati da chi dovrebbe tutelarci (gli enti vari come il Comune, la Regione Emilia Romagna, l’ARPAE, l’AUSL) ci siamo riuniti abbiamo investito tempo e risorse per la tutela dell’intera collettività.
Ci teniamo a precisare che il danaro è stato “investito” e non “speso”.
Questo ha determinato nel tempo (a partire dal 2015) la costituzione di un gruppo coeso di persone, con diverse visioni politiche e della vita in generale ma che ruota attorno a un unico cardine: la salute della collettività.
Il comitato eterogeneo, composto da persone (tra cui alcuni tecnici professionisti del settore ambientale) e associazioni, ha ottenuto nel tempo importanti risultati.
Il TAR Bologna, nel ricorso attivato grazie al Comitato contro l’ampliamento della discarica, ha emesso nel 2018 una sentenza favorevole alle istanze dei cittadini, condannando la Regione Emilia Romagna (l’Ente che avrebbe dovuto tutelare la collettività) alle spese processuali.
Nel 2019 del Consiglio di Stato ha emesso un’ennesima sentenza favorevole, determinando la chiusura del sito e delle attività di smaltimento.
Il Consiglio di Stato ha confermato che, quanto nato nel 2015, non era una forma di “visibilità ricercata” ma, piuttosto, una corretta forma di AUTOTUTELA e DI RISPETTO DI LEGGI E PROCEDURE.
Ecco chi siamo. Cittadini. Responsabili.
Sempre pronti a “vederci chiaro”.